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2

Gen

Cuba – Su e giù per l’Isla Grande

Sono stato a Cuba 22 volte, ho visto quasi tutto quel che c’è da vedere e visitato quasi tutte le spiagge e le città. Ma ogni volta che vado finisco per tralasciare appositamente qualcosa, e solo per avere comunque la scusa di doverci tornare…

Cuba è, in termini di viaggi, in qualche modo il mio primo amore. Certo, prima di allora ero stato in altri posti, Colombia, Costa Rica e Thailandia ad esempio, ma nessun posto mi aveva dato la botta che ricevetti quel primo viaggio a Cuba. E per fortuna ho voluto dare un seguito a quel primo viaggio e me la sono goduta tutta, soprattutto in quegli anni, gli anni del Periodo Especial. Oggi ovviamente sono cambiate tante cose, molte di queste non sono più le stesse o comunque si sono modificate, io per primo. Ma Cuba rimane appunto il primo amore e anche se onestamente non mi da più le stesse emozioni di un tempo non posso fare a meno di continuare ad amarla follemente.

Come detto posso dire di aver girato quasi interamente l’isola. Nell’ultimo viaggio fatto, assieme a uno dei miei inseparabili compagni di viaggio, il mitico Vittorino detto “Piedino”, in sella alla nostra fantastica auto cinese Geely abbiamo percorso più di 2.500 km a zonzo per la Isla Grande privilegiando posti dove di turisti non se ne vedeva l’ombra o quasi. Ed è di questo viaggio on the road che scriverò in questo post….

Partendo ovviamente dall’Avana, per me imprescindibile punto di arrivo di ogni viaggio a Cuba, partiamo alla volta dell’Oriente. Non vi è in realtà una meta fissa, non so nemmeno se arriveremo fino a Santiago, anche se vorremmo arrivare fino a Baracoa sapendo fin dall’inizio che non ci arriveremo mai perchè troppo lontano per un viaggio di solo una decina di giorni. Diciamo che la meta minima, in termini kilometrici, è Mayari, per omaggiare Compay Segundo e il suo bellissimo Chan Chan…

La prima tappa dovrebbe essere Santa Clara ma il classico contrattempo cubano mi fa decidere di rinunciarci. La macchina prenotata e pagata non c’è (per altro è la prima volta che mi capita). Alla fine perdiamo praticamente due giorni prima di riuscire finalmente ad averla (e onestamente finisce che ce ne danno una di categoria superiore rimborsandoci i due gg non fruiti), ma stare en mi querida Habana 2 giorni non mi pesa certo molto…. Ad ogni modo non mi taglio certo le vene nel saltare Santa Clara, città che conosco e che non mi ha lasciato la voglia di tornarci.

Finalmente partiamo e a sto punto decidiamo per la tiratona fino a Playa Santa Lucia, sono più di 600 km, che a Cuba non sono esattamente come percorrere un’autostrada europea, ma alla fine attraversare l’isola regala sempre piacevoli paesaggi e soste non programmate. Playa Santa Lucia è tutto sommato un gran bel posto. In realtà non tanto la zona hotelera, ma bensì Playa Coco a La Boca, all’estremità occidentale della penisola. Ecco qui si il mare, il paesaggio e l’atmosfera sono da paradiso tropicale, e se vi spingerete un pochino all’indietro rispetto al mare potrete intravedere addirittura una folta colonia di fenicotteri rosa.

Playa Coco a La Boca – Santa Lucia

Poco prima di Santa Lucia ed esattamente di fronte alla Boca si estende un’isola molto bella e incontaminata, Cayo Sabinal. E’ questo il vero obiettivo del mio spirito da esploratore ed in particolare Playa Pinos e il Faro Colon a Punta Maternillos. Armandoci di buona pazienza proviamo a dirigerci quindi verso il terrapieno che porta al Cayo. Lo facciamo passando da Nuevitas ed imboccando una strada sterrata che metterà a dura prova la nostra auto cinese….Dopo quasi un’ora di sterrato giungiamo finalmente all’inizio del terrapieno e veniamo fermati da un posto di blocco posticcio con tanto di sbarra (la scena devo dire ricordava un po’ quella del fiorino del duo Benigni/Troisi in Non ci resta che piangere). Il giovin soldato ci dice che non possiamo passare, che è zona militare e che comunque la strada sterrata sarebbe probabilmente troppo impervia per il nostro mezzo. Ovviamente non desisto, provo e riprovo a insistere e solo quando vedo che anche il tentare di risolvere la situazione “entre caballeros”, come faceva il mio grande e rimpianto amico Matteo in queste situazioni, non porta a nulla capisco che non c’è niente da fare. Torniamo a Nuevitas…dico io, almeno li in quello sperduto villaggio di pescatori ci sarà qualcuno disposto a raggranellare qualche CUC per traghettarci sul cayo appena li di fronte. La vita a Nuevitas è ancor più sonnolenta che in altri paesini cubani. A parte un gruppo di bambinetti che si ammazzano dal ridere a fare il bagno in una enorme pozza d’acqua proprio in mezzo alla strada è difficile trovare qualcuno che abbia un minimo di voglia di fare qualcosa. Giungiamo al piccolo porto e proviamo a convincere alcuni pescatori. Niente da fare, Cayo Sabinal pare essere un fortino inespugnabile e a quel punto getto la spugna pure io….

Come detto il posto “must see” di Santa Lucia è La Boca (ma non spargete la voce 😉 ) ed è qui che passiamo il giorno seguente una bella giornata finalmente di sole, mare e relax. E siccome proprio in fondo alla spiaggia vediamo delle case adibite a paladar (ristoranti privati cubani) decidiamo di tornare anche la sera…molto romantico anche se la cena meriterebbe compagnia migliore che non il mio amico Piedino. Come spesso dico Cuba riesce comunque sempre a riservarmi qualche sorpresa ad ogni viaggio. In attesa che ci arrivi la langosta enchilada ordinata ed avendo i tavoli direttamente sulla spiaggia ne approfittiamo per allungarci fino al bagnasciuga. Ed è qui che assistiamo ad un fenomeno che solo in Thailandia ed in una particolare situazione mi era capitato di vedere: il mare in amore. E’ uno spettacolo eccezionale e raro da vedere. Il Mare in Amore è causato da un’alga capace di emettere bioluminescenza. Improvvisamente il mare prende colore, come se venisse invaso da centinaia di lucciole, e tutto diventa di un blu intenso….uno spettacolo unico che ci lascia senza parole…anche perchè totalmente inatteso. Il fatto poi di essere solo io e lui in tutta la spiaggia ci lascia ancor più senza parole. Per fortuna resisto all’innaturale tentazione di baciare Piedino e finalmente ci godiamo la nostra meritata langosta….

Il nostro ristorantino a La Boca – Santa Lucia

Lasciamo Santa Lucia direzione Playa Covarrubias che raggiungiamo dopo un’oretta. Covarrubias è un posto decisamente selvaggio e piuttosto isolato. Praticamente c’è solo l’Hotel Brisas che troviamo quasi deserto (non che questo ci dispiaccia). Ci fermiamo qui ad oziare e tra un bagno e l’altro pranziamo anche nel baretto sulla spiaggia dell’hotel. Prima di venire via raggiungiamo l’estremità orientale della penisola dove ci accoglie una lunga spiaggia di sabbia bianca totalmente deserta.

Hotel Brisas Covarrubias

Proseguiamo quindi il viaggio e giungiamo alla vicina Puerto Padre. La cittadina un pochino ci delude. Piccolina, senza particolari attrattive. Proviamo un po’ a girarla ma non c’è granchè da vedere nè da fare. L’unico punto di ritrovo è un piccolo malecon che da sulla baia protetta ma è veramente piccolo. D’altronde le attrazioni del posto qui sono le spiagge e il nostro punto di arrivo è il piccolo paesino sul mare di La Boca praticamente di fronte a Puerto Padre ed esattamente sull’estuario della baia. Ci sono due modi per arrivare a La Boca da Puerto Padre. O prendere il battello o arrivarci in macchina circumnavigando tutta la baia. Per fortuna, ed anche perchè poi proseguiremo verso oriente, optiamo per questa soluzione. Il tragitto ci consente infatti di vedere poi la più bella spiaggia che incontreremo lungo tutto il viaggio, La Llanita. La strada che circonda la baia ha come primo sbocco al mare il simpatico e vivo paesino di Herradura. Qui si percepisce nettamente un clima di festa e di vacanza, non per turisti ma per cubani perchè di foresti anche qui non c’è anima viva.

La spiaggia di Herradura

Dopo aver fatto qualche foto proseguiamo direzione La Boca, la strada da qui in poi è tutta costiera ed il colore del mare a dir poco imbarazzante. E’ senza ombra di dubbio in questo tratto di costa che vedremo il mare più bello di tutto il viaggio. E difatti siamo costretti a fermarci più e più volte per scendere a far foto e a bagnarci i piedi. La lunga e completamente deserta spiaggia La Llanita è il posto da favola imperdibile che ci lascia senza parole. Sabbia bianca della consistenza della farina e acqua di un turchese spettacolare oltre a una temperatura dell’acqua quasi da Jacuzzi ci accolgono e ci lasciano la tentazione di non andare più via.

Playa La Llanita

Troviamo comunque la forza di lasciare questo posto, sapendo per altro che da li dovremo ripassare per tornare indietro, e arriviamo a La Boca. La Boca è un paesino a uso e consumo del divertimento da mare festaiolo per cubani. E quando è festa i cubani fanno un casino imbarazzante. Diciamo che il posto di per se potrebbe pure essere carino ma chiaramente non è certo una spiaggia da sogno isolata dal resto del mondo. Ad ogni modo ci fermiamo un pochino al mare qui e pranziamo in un ristorantino con i pedi sulla sabbia.

Ci rimettiamo quindi in viaggio, decidendo di tagliare restando il più possibile vicini alla costa praticamente ci perdiamo nella campagna cubana. Il satellitare non riesce nemmeno lui a identificare dove siamo finiti. Con un po’ di spirito di avventura e un  minimo di senso di orientamento riusciamo alla fine a uscire dallo sterrato, la strada torna asfaltata e rivediamo il mare. Qui si alternano spiagge selvagge ricoperte di grandi conchiglie e il mare è più frastagliato. Inutile dire che anche qui lo spettacolo è folgorante.

Costa tra Herradura e Caletones

Proseguendo lungo la costa l’unico paesino che incrociamo è Caletones. Qui l’atmosfera è una via di mezzo tra Herradura e La Boca. Clima sicuramente festaiolo ma meno da caciara rispetto a La Boca, molti ragazzi giovani, praticamente nessun turista. Una delle attrazioni del posto è Poza Bella, una sorta di piscina naturale tra le rocce un pochino all’interno rispetto alla spiaggia dove il mare riesce comunque ad arrivare. Il colore dell’acqua è tra lo smeraldo e il turchese ed è possibile fare il bagno.

Poza Bella a Caletones

Proseguiamo direzione Gibara, altra città storica cubana. Rispetto a Puerto Padre Gibara è decisamente più piacevole ed interessante. Anche questa è una cittadina sonnolenta ma ha il volto più allegro. Ci fermiamo a bere qualcosa in un locale dove un gruppo sta provando brani per la serata. Tra questi il Chan Chan, d’altronde siamo proprio nelle zone della canzone. A Gibara è possibile salire sopra una sorta di collina che domina tutta la città raggiungibile anche da una bella scalinata. Uscendo da Gibara si incontra quella che dovrebbe essere l’unica galleria di tutta Cuba (difficile poi dire se sia vero…effettivamente io non ne ho mai visto altre). E’ un antico tunnel in mezzo alla roccia comunque abbastanza pittoresco.

Gibara

La distanza che copre Gibara da Holguin è abbastanza breve, poco più di 30 km, la giornata è stata intensa ma anche faticosa e giungiamo quindi con piacere a destinazione. Holguin non è granchè ma devo dire che dall’ultima volta che ci ero stato è stata decisamente sistemata meglio. Atmosfera molto viva, tanti giovani, purtroppo tutti attaccati al tablet nelle piazze provviste di Wi-fi. La parte centrale della città è identificata col Parque Calixto Garcia che ha a sua volta due altre piazze/parque ai due lati. La città ad ogni modo risulta piacevole e rilassante.

La mattina seguente siamo pronti a dirigerci verso Mayari. Ma prima saliamo in un’oretta circa fino ad una delle spiagge più famose di tutta Cuba: Guardalavaca. In realtà, complice anche il fatto che sia domenica e che quindi la spiaggia sia particolarmente affollata di cubani festanti e chiassosi, la spiaggia non ci entusiasma particolarmente. Il tempo di qualche bagno e di mangiare una pizza a lo cubano e ripartiamo alla volta di Mayari. La cittadina è davvero piccolina e non ha molto di interessante se non essere legata al testo della canzone Chan Chan di Compay Segundo. Non si sa bene come ma comunque finiamo per passare la serata in una tipica disco cubana all’aperto su una specie di spiaggia a Nicaro, una ventina di chilometri più a est rientrando dopo le quattro del mattino…

Mayari

Come spesso mi accade a Cuba, se sto troppo a lungo lontano dall’Havana vengo assalito da un improvviso desiderio e necessità di tornarci. Non faccio a tempo a percepirlo che ho già deciso…si torna indietro il più velocemente possibile. Saliamo quindi in macchina e ci dirigiamo destinazione Camaguey, con sosta per il pranzo appena dopo Holguin. Non ho mai amato particolarmente Camaguey (come cantavano Mina/Cocciante Questione di feeling…) ma devo ammettere che anche questa oggettivamente bella città è stata notevolmente restaurata e messa a posto e oggi rappresenta probabilmente la seconda città più bella di Cuba (lasciando ovviamente un posto a parte per Trinidad che è unica). Ho sempre avuto molto senso di orientamento ma Camaguey è praticamente l’unica città dove lo perdo totalmente. La città è costruita in modo concentrico e le vie alla fine finiscono per formare una sorta di labirinto. Decidiamo quindi la sera, cosa che consiglio a tutti, di prendere uno dei tanti risciò che ci consente di girarla senza perderci e soprattutto di farci vedere quasi tutto quel che c’è da vedere.

Camaguey

Prima di sera arriviamo all’Havana e il mio caro amico Alberto Jacomino mi riconsegna le chiavi dell’appartamento vista Malecon al Vedado dove abitualmente alloggio, appartamento al 15° piano che adoro. Il Vedado è cambiato anch’esso molto, proprio sotto il nostro palazzo hanno aperto diversi locali, alcuni ristoranti si gestiti da cubani ma in realtà molto ben strutturati e dove si mangia bene. L’effetto che mi fa l’Havana, inutile dirlo, è sempre molto salutare. Adoro follemente questa città !!!

Pescatore sul Malecon de La Habana

Seppur la città non abbia spiagge in realtà anche all’Avana si può fare del buon mare. Basta percorrere circa 25 km e si arriva a Playa del Este. In particolare in primavera e d’estate questa spiaggia spesso regala giornate di mare spettacolari, mentre in autunno e in inverno è più facile trovarla condizionata dai venti del norte che alzano le onde del mare e la rendono spesso impraticabile. Anche qui bisogna un po’ sapere come muoversi. Non fate mai l’errore di fermarvi a Mar Azul di fronte al Tropicoco sempre stra affollata, spesso anche di nostri compaesani che non rappresentano certo il meglio della nostra terra. Proseguite oltre e se volete camas y sombrillas ci sono almeno un paio di altri punti poco più avanti decisamente più tranquilli, se invece volete maggiore solitudine non avete che l’imbarazzo della scelta prima di arrivare alla foce del rio Itabo dove un tempo c’era il ponte di madera. Adoro ovviamente anche questo posto e non nascondo che alcuni dei ricordi più belli dei miei numerosi viaggi a Cuba sono indissolubilmente legati a questa zona in particolare.

Playa del Este

Ma l’intento di questo ennesimo viaggio a Cuba è comunque itinerare alla ricerca di posti spettacolari e quindi col buon Piedino decidiamo di andare questa volta a Ovest. Ed è un po’ una sorta di rivalsa quella che cerco. Alcuni anni fa cercai infatti di raggiungere Cayo Levisa, probabilmente una delle più belle isole di Cuba, ma non ci riuscii. Solo un battello statale percorre il breve tratto che collega la terraferma (si fa per dire ovviamente) e il cayo. Anche a causa dell’assoluta impossibilità di conoscere con precisione l’orario di partenza del battello quella volta arrivammo tardi e fu impossibile “salpare”, nemmeno provando a “corrompere” qualche pescatore locale (ricordate quanto scritto prima su Cayo Sabinal ?). Questa volta ci organizziamo meglio e partiamo per tempo, per fortuna oggi alcune app consentono di avere una mappa offline che ci consente di arrivare all’imbarcadero in tempo.

Cayo Levisa è una piccola isola bellissima, sabbia bianca, mare cristallino, palme, mangrovie e poco altro. L’ideale probabilmente sarebbe fermarsi almeno una notte nei bei bungalow di legno sulla spiaggia ma ammetto che lo scenario meriterebbe una compagnia più romantica che non quella del mio amico Piedino. Ad ogni modo anche solo passare la giornata qui vale la pena, d’altronde la traversata in battello è decisamente rapida e gli orari consentono comunque di passare una giornata piena sul cayo.

Cayo Levisa

Proseguiamo la giornata direzione Pinar del Rio attraversando la spettacolare Valle de Vinales, a mio avviso paesaggisticamente la più bella zona di tutta Cuba. Lo stesso paesino di Vinales, un tempo certamente bello ma un po’ isolato, risulta improvvisamente animato e pieno di vita. Tanti locali tipici hanno aperto e molti giovani affollano strade e baretti. E difatti la scelta di preferire Pinar del Rio per la notte risulterà sbagliata.

La Valle di Vinales

Dopo una notte tranquilla in quel di Pinar al mattino dopo siamo pronti a dirigerci verso Cayo Jutias che conosco già abbastanza bene. Jutias è una sorta di cayo abbastanza isolato, e non comodissimo da raggiungere, collegato anch’esso a Cuba da un terrapieno. La zona è decisamente selvaggia e priva di particolari strutture, il che la rende sempre particolarmente piacevole da visitare. Ricordo che anni fa, appena alla fine del terrapieno e dopo una curva vidi l’intero asfalto stradale che si muoveva tutto. Il mio primo pensiero fu al terremoto…in realtà erano centinaia (migliaia ?) di grossi granchi che occupando interamente tutto il manto stradale e muovendosi tutti assieme davano questo strano effetto ottico.

Giunti in spiaggia decidiamo di allontanarci dalla poca folla presente e dirottiamo verso la punta estrema a ovest. Da li in poi solo mangrovie e acqua cristallina. Incrociamo la carcassa poco rassicurante di uno squalo sulla spiaggia e proseguiamo. Ben presto siamo gli unici “abitanti” del posto, se si escludono alcuni pescatori in mare. Ancora una volta Cayo Jutias non solo non mi delude ma mi entusiasma, posto veramente selvaggio e spettacolare.

Carcassa di squalo a Cayo Jutias

Cayo Jutias

Siamo ormai pronti a tornare in Italia, alla fine il tachimetro della nostra ormai assai provata Geely segna 2.500 km percorsi in due settimane. Direi che per questo viaggio non ci possiamo lamentare. Abbiamo spesso visto una Cuba semideserta, autentica e selvaggia. E anche questa volta ho raggiunto il mio scopo: non ho visto tutto quel che volevo vedere. Il che mi “obbliga” quindi a dover tornare presto.

D’altronde quando mi chiedono perchè vado sempre a Cuba non posso fare a meno di pensare a quel primo viaggio e a quel flechasso di Cupido che mi legherà a quest’incredibile posto per il resto della mia vita….

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